Varici in gravidanza? Ecco qualche consiglio

 

Il fenomeno coinvolge una donna su quattro alla prima gravidanza. Ecco alcuni consigli.

Di cosa parliamo oggi? Di varici in gravidanza!

Nella maggior parte dei casi, la gravida presenta una predisposizione familiare: questo significa che anche la mamma o la nonna ne hanno sofferto.

Le varici agli arti inferiori

Le varici agli arti inferiori possono presentarsi sotto due aspetti:

  • dilatazioni delle vene delle gambe;
  • capillari molto sottili, di aspetto arborescente o a ragnatela e di colore rossastro o bluastro.

Perché compaiono le varici in gravidanza?

La loro comparsa è dovuta a due fattori:

  • Aumento degli ormoni

Nel primo trimestre, l’aumento di estrogeni e progesterone rende le vene più distensibili, capaci di accogliere l’aumentata massa di sangue circolante, ma ciò causa anche un ristagno del sangue stesso nelle vene;

  • Aumento del volume dell’utero

Negli ultimi mesi di gravidanza, anche l’utero può essere causa di stasi venosa, in quanto il suo aumento di volume crea un ostacolo al ritorno del sangue dai capillari al cuore.

Possiamo prevenire la comparsa delle varici in gravidanza?

Sì, possiamo adottare delle misure che mirano a prevenire la comparsa delle varici o ad alleviarne i sintomi.

Prima di tutto, è importante seguire un’alimentazione sana e varia, che comprenda molta frutta e verdura, e poco sale.

Fare attività fisica è altrettanto importante, in quanto stimola la circolazione del sangue.

Utilizzate scarpe comode, con un rialzo di 4-5 cm, così il movimento dei muscoli della gamba aiuterà il ritorno del sangue verso il cuore.

Evitate di passare troppe ore in posizione eretta e dormite con le gambe sollevate (potete utilizzare a tal proposito un cuscino).

Se, invece, vi trovate in una situazione che vi obbliga a stare sedute per troppo tempo (ad esempio, se siete in viaggio) muovete spesso i piedi, flettendoli e ruotandoli verso destra e verso sinistra.

Altra misura che si può adottare, è l’elastocompressione: si utilizzano, in questo caso, delle calze elastiche graduate che esercitano una pressione esterna, migliorando così il ritorno del sangue.

Il trattamento definitivo delle varici, con tecniche come la scleroterapia o la chirurgia, va effettuato preferibilmente dopo il parto.

Se hai bisogno di ulteriori consigli, scrivimi a lina@pancecoccole.it


Prevenzione del tumore al seno: la palpazione

Come accennato nel precedente post, oggi vi spiegherò perché la palpazione del seno rappresenta un importante strumento di prevenzione del tumore.

Come sicuramente avrete sentito dire, nella maggior parte dei casi il carcinoma mammario si manifesta come un nodulo duro al tatto. Questo nodulo ha origine da cellule che, ad un certo punto, senza una causa apparente, iniziano a moltiplicarsi in maniera anomala e incontrollata.

Effettuare la palpazione delle mammelle tutti i mesi, in condizioni di benessere, ci permette di accorgerci tempestivamente di ogni minimo cambiamento, e quindi di intervenire il più presto possibile.

Chi può effettuare la palpazione del seno?

Il medico di famiglia, il ginecologo, l’ostetrica e… noi stesse. Sì, perché siamo noi le prime a doverci prendere cura del nostro corpo.

Come e quando si effettua la palpazione del seno?

Subito dopo il ciclo, tra il 6° e il 12° giorno, è il periodo migliore per esaminare il seno.

Prima della palpazione vera e propria, però, dobbiamo effettuare un esame “visivo” del seno, con l’aiuto di uno specchio.

Ci posizioniamo davanti allo specchio, con le braccia distese lungo i fianchi, ed osserviamo le mammelle, valutandone forma e volume.

Ripetiamo l’osservazione anche di profilo e a braccia alzate, con le mani dietro la nuca.

Poi portiamo le mani sui fianchi: in questo modo, poiché la pelle si tende, è più facile notare alterazioni cutanee.

Osserviamo anche il capezzolo: se si presenta di forma e colore regolare oppure se presenta alterazioni.

Adesso, passiamo alla palpazione.

Sempre davanti allo specchio, alziamo il braccio della mammella da esaminare e portiamo la mano dietro la nuca; con la mano opposta, iniziamo a palpare disegnando dei cerchi, dal capezzolo verso l’ascella, e delle linee, partendo sempre dal capezzolo verso l’esterno, alla ricerca di noduli.

Facciamo lo stesso con l’altra mammella e poi ripetiamo tutti i passaggi mettendoci sdraiate supine.

Esaminiamo infine il capezzolo: prendendolo tra due dita, lo premiamo delicatamente e osserviamo l’eventuale fuoriuscita di liquido giallo, rosato o sangue.

A cosa fare attenzione: profilo irregolare, affossamenti o raggrinzimenti della cute, noduli, capezzolo retratto o con lesioni tipo eczema, fuoriuscita di sangue o secrezioni gialle/rosate dal capezzolo.

Se riscontriamo una di queste alterazioni, dobbiamo rivolgerci subito al medico, il quale ci consiglierà di approfondire con esami specifici, come un’ecografia o una mammografia.


Ottobre, mese per la prevenzione del tumore al seno

Il mese di ottobre, come ogni anno, è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno. Questo tipo di carcinoma, anche per l’anno 2019, si conferma al primo posto tra i tumori che colpiscono le donne, seguito da colon-retto, polmone, tiroide e utero (vedi cosa dice il portale del Ministero della Salute).

Cosa intendiamo per prevenzione?

Per prevenzione si intende l’insieme di azioni finalizzate ad impedire o ridurre il rischio che si verifichi un evento sfavorevole (nel nostro caso, il tumore).

Fare prevenzione, quindi, non significa solo andare dal medico e fare la visita, ma mettere in atto tutta una serie di azioni che ci permettono di conservare il nostro stato di salute, o quantomeno di ridurre il rischio che la malattia si presenti.

In che modo possiamo fare prevenzione?

Il primo passo da fare è modificare il proprio stile di vita quando ancora si sta bene (Prevenzione primaria). È stato dimostrato, infatti, che abitudini scorrette come un’alimentazione sbilanciata oppure uno stile di vita sedentario, aumentano il rischio di insorgenza della patologia tumorale.

7 consigli per mantenere il nostro benessere

  1. Eliminare abitudini sbagliate come fumo e alcool
  2. Praticare uno stile di vita attivo (che non significa per forza fare sport, basta anche una passeggiata di 30 minuti al giorno)
  3. Mantenere un peso adeguato
  4. Mangiare più frutta e verdura
  5. Evitare il consumo eccessivo di carni rosse
  6. Non introdurre quantità eccessive di zuccheri, sale e grassi
  7. Bere molta acqua (almeno 2 litri al giorno)

Fatto il primo passo (che spesso in realtà è il secondo perché segue la visita medica), è importante programmare periodicamente dei controlli, anche se non abbiamo alcun sintomo: questo ci permetterà di individuare in maniera precoce la malattia, con una percentuale più alta di guarigione.

Prevenzione del tumore al seno: quali controlli sono consigliati?

Un esame semplice, che possiamo effettuare anche da sole, è la palpazione del seno (di cui parlerò nel dettaglio nel prossimo post): si tratta di uno strumento che ci aiuta a familiarizzare con le nostre mammelle e ad individuarne precocemente le irregolarità, qualora ve ne fossero.

Per le donne in età fertile (fino a 40 anni) è raccomandata l’esecuzione di un’ecografia mammaria ogni anno, mentre per le donne che abbiano superato i 40 anni è raccomandata la mammografia ogni due anni.


Mestruazioni, assorbenti e altri rimedi

Care amiche! Oggi, prendendo spunto da una richiesta, ho deciso di affrontare un tema che interessa tutte le donne: le alternative agli assorbenti usa e getta.  Partiamo, innanzitutto, dalle basi: sapete come è fatto un assorbente?

Di cosa sono fatti gli assorbenti?

Gli assorbenti, quelli che comunemente troviamo in commercio, sono costituiti da:

  • uno strato esterno, fatto di una pellicola di polietilene su cui viene posta una striscia adesiva, che permette di attaccarli agli slip;
  • uno strato a contatto con i genitali, costituito da materiali di origine plastica, come poliestere, polietilene, viscosa;
  • uno strato centrale, a base di cellulosa, che contiene gel chimici superassorbenti (SAP), che permettono di assorbire il flusso.

Oltre a queste sostanze, possiamo trovare il cloro, utilizzato come sbiancante, i profumi e i coloranti, che possono causare irritazione e dermatiti.

Le alternative agli assorbenti usa e getta

  • Gli assorbenti lavabili

Gli assorbenti lavabili sono un’ottima alternativa a quelli monouso. Si tratta di assorbenti costituiti da uno strato esterno, fatto di poliuretano (PUL), un materiale tecnico impermeabile e traspirante che favorisce il ricircolo di aria; e una parte assorbente, che a sua volta può essere costituita da tessuti tecnici (come la microfibra e il micropile) o tessuti naturali (come il cotone e la fibra di bamboo). Sono dotati di ali e si attaccano agli slip tramite due o quattro bottoncini, sono ripiegabili e si possono portare comodamente in borsa. Si lavano in lavatrice a 40° o 60° e non necessitano di ammorbidenti (se si scelgono tessuti naturali, si può aggiungere un ammorbidente naturale come l’aceto di vino bianco). Sono disponibili in diverse taglie, che differiscono per lunghezza e assorbenza, da scegliere quindi in base al proprio flusso.

 

  • La coppetta mestruale

Altra alternativa agli assorbenti, è la coppetta mestruale. Si tratta di un oggetto, a forma di coppa, appunto, fatto di silicone di grado medicale, che raccoglie il sangue mestruale. Prima di utilizzarla per la prima volta, bisogna sterilizzarla in acqua bollente per 5-7 minuti. Quando poi arriva il ciclo, si inserisce in vagina e la si può tenere fino ad 8 ore (tenendo conto ovviamente del flusso). Al momento opportuno, poi, si svuota, si risciacqua e si reinserisce. Esistono diverse misure di coppette (le più frequenti sono la S e la M) da scegliere in base all’intensità del flusso, alla corporatura, all’età e alla parità (cioè se hai avuto o meno parti spontanei).

Se hai domande o qualche dubbio su questo argomento, scrivimi a lina@pancecoccole.it


Vaccini in gravidanza: sì o no?

Un argomento piuttosto discusso negli ultimi tempi. C’è chi è favorevole e chi contrario alla somministrazione di vaccini ai bambini.

Ma se sei in gravidanza oppure stai programmando una gravidanza? Come comportarsi in questi casi? Proviamo a fare chiarezza.

Cosa sono i vaccini?

I vaccini sono preparati biologici costituiti da microrganismi, cioè virus o batteri vivi (che però vengono indeboliti) oppure uccisi, da frammenti della loro struttura o da tossine da loro prodotte. Essi vengono iniettati in una persona sana per stimolare la produzione di anticorpi, senza però causare la malattia vera e propria.

N.B.: I vaccini, come qualsiasi altro farmaco, presentano delle controindicazioni. I rischi che derivano da una vaccinazione, però, sono molto inferiori rispetto ai rischi che comporta l’infezione vera e propria da parte del microrganismo.

Quali vaccini si possono somministrare in gravidanza?

In gravidanza si possono somministrare tutti i vaccini che non contengono virus vivi in quanto non hanno effetti nocivi sul bambino. Anzi, è stato osservato che gli anticorpi prodotti dalla madre in seguito alla vaccinazione vengono trasmessi al feto, proteggendolo così da malattie gravi e potenzialmente mortali nei primi mesi di vita.

Raccomandati durante il periodo della gestazione sono:

  • Vaccino contro difterite, tetano, pertosse (dTpa), intorno alla 28esima settimana;
  • Vaccino anti-influenzale, nel secondo o terzo trimestre.

Quali vaccini sono, invece, controindicati in gravidanza?

I vaccini controindicati durante la gravidanza sono quelli che utilizzano virus vivi attenuati.

Non possono essere somministrati, quindi, i vaccini:

  • MPR (morbillo, parotite, rosolia);
  • Varicella.

Sto programmando una gravidanza. Come devo comportarmi?

Se stai programmando una gravidanza, dovresti discutere con il tuo ginecologo o la tua ostetrica la possibilità di ricorrere alla vaccinazione. Se non sai o non ricordi di aver avuto una determinata malattia, puoi effettuare il dosaggio degli anticorpi e, in base al risultato, decidere il da farsi: se sei immune (cioè hai già avuto la malattia), non c’è bisogno di fare il vaccino; se, invece, non sei immune, allora puoi scegliere se vaccinarti o meno prima (almeno 4 settimane) di iniziare la gravidanza.

Per maggiori informazioni, ti invito a visitare il sito del Ministero della Salute


Emorroidi in gravidanza, il tormento di molte future mamme

 

Tutto quello che devi sapere per prevenire e alleviare questo fastidio

Carissime pancine! Rieccomi con un nuovo post sul blog. L’argomento che ho scelto di trattare (non molto allegro, ma va comunque affrontato) riguarda un disagio che molte gestanti si ritrovano ad affrontare: le emorroidi.

Perché questa scelta? Beh, perché proprio in questo periodo, mi sono stati spesso chiesti consigli su come poter alleviare questo fastidio. E allora, ecco qui tutto quello che c’è da sapere sulle emorroidi.

Cosa sono le emorroidi?

Sono dilatazioni di plessi venosi localizzati a livello rettale e anale. Possono essere sia interne che esterne, a seconda del punto interessato. Le emorroidi interne non fuoriescono dall’ano e non sono visibili dall’esterno; le emorroidi esterne, invece, sono localizzate all’esterno dell’ano e si presentano generalmente morbide al tatto. In caso di coagulo, però, possono diventare turgide e causare dolore.

Perché compaiono le emorroidi in gravidanza?

La comparsa delle emorroidi durante la gravidanza è dovuta a diversi fattori: aumento della quantità di sangue circolante, diminuzione del tono delle pareti venose causata dal progesterone, e, soprattutto, stitichezza.

Quali rimedi adottare per combattere le emorroidi?

La migliore arma per combattere le emorroidi è la prevenzione. Dato che la causa più frequente è rappresentata dalla stipsi (qui ne ho parlato in maniera approfondita), la prima misura preventiva da adottare riguarda l’alimentazione: mangiare più fibre, contenute nella frutta e nella verdura, e bere molta acqua, in modo da ammorbidire le feci ed aumentarne il volume.

Fare attività fisica è altrettanto importante, in quanto aiuta a migliorare la circolazione sanguigna (vuoi sapere che sport puoi praticare?).

Se, nonostante questi rimedi, non riscontraste benefici, allora potreste utilizzare delle pomate da applicare localmente, l’importante è che non contengano cortisone.


Gravidanza, i rimedi per gambe e piedi gonfi

 

Cosa sono gli edemi? E come fare a combatterli? Tutte le risposte in questo post

Tutte le gravide se ne lamentano, soprattutto nel terzo trimestre. Nella maggior parte dei casi, questo fenomeno non ha significato patologico, ma può rappresentare un campanello d’allarme se troppo accentuato oppure diffuso a mani e volto.

Gli edemi: cosa sono?

Con il termine «edema» indichiamo un accumulo di liquidi negli spazi interstiziali dell’organismo. Nelle zone interessate, questo fenomeno si manifesta con il gonfiore; in gravidanza, il gonfiore interessa principalmente gambe e piedi, per cui parliamo di edemi agli arti inferiori.

Perché compaiono gli edemi in gravidanza?

La comparsa degli edemi in gravidanza è dovuta a: aumento della massa di sangue circolante, aumento della componente liquida del sangue, diminuzione del tono delle pareti venose, aumento della vasodilatazione. Nel terzo trimestre, poi, si aggiunge anche l’aumento di volume dell’utero, che crea un ostacolo al ritorno del sangue verso il cuore. Tutti questi fattori inducono il ristagno del sangue stesso nei vasi periferici (leggi anche il post sulle varici), favorendo così l’accumulo di liquidi, e quindi il gonfiore, soprattutto a livello di piedi e caviglie.

Cosa fare contro gli edemi?

Per prevenire (o combattere) gli edemi agli arti inferiori, basta seguire alcuni piccoli consigli che vi elenco qui:

La comparsa dell’edema deve preoccupare?

In genere, l’edema è un disturbo che non ha significato patologico. Tuttavia, se diventa troppo accentuato oppure interessa altre zone come viso e mani, può rappresentare un campanello d’allarme per una grave patologia quale è la pre-eclampsia.

In questo caso, dovete rivolgervi subito al vostro ginecologo.

Per avere informazioni e delucidazioni su qualsiasi argomento, scrivimi a lina@pancecoccole.it


Perché allattare al seno?

 

Dal primo al 7 ottobre si celebra la Settimana Mondiale per l’Allattamento Materno

Care mamme, come vi ho già anticipato questa è la Settimana Mondiale per l’Allattamento Materno. Colgo l’occasione per parlarvi di allattamento al seno e di tutti i benefici che esso comporta!

Perché allattare al seno?

Molte mamme si pongono questa domanda. È faticoso, in un certo senso; richiede tempo e soprattutto energie (sì, perché non è facile trascorrere notti insonni ad allattare!). Allattare al seno, però, non significa solo nutrire il vostro bambino. Significa amarlo e trasmettergli calore; significa rafforzare quel legame che già si era creato tra di voi nel corso della gravidanza.

Ecco perché noi ostetriche promuoviamo e sosteniamo l’allattamento al seno!

Il latte materno: perché è così speciale?

Il latte della mamma è speciale perché rappresenta il miglior alimento per i neonati: contiene tutte le sostanze di cui hanno bisogno per crescere, è sempre pronto, sempre alla giusta temperatura ed è gratuito. La sua composizione varia durante la poppata, ma anche da poppata a poppata e con il passare dei giorni, proprio per soddisfare tutte le esigenze nutrizionali del bambino.

Nei primi giorni dopo il parto, viene prodotto dalla mammella un liquido denso, di colore giallo-arancio, detto colostro. Il colostro è un alimento povero di grassi e ricco di carboidrati, proteine, vitamina A e anticorpi; è altamente digeribile e ha un elevato potere nutrizionale, infatti ne bastano poche gocce per saziare il neonato. Nella terza giornata dopo il parto, si ha la montata lattea: viene prodotto, quindi, il latte maturo, di colore bianco, composto per l’88% da acqua, mentre il resto è rappresentato da zuccheri (soprattutto lattosio), grassi, proteine, vitamine, minerali e anticorpi, indispensabili per proteggere i piccoli da malattie ed infezioni.

Una curiosità: vi siete mai chieste come fare a capire se il bambino ha fame o ha sete?

Semplice! Se ha sete, il vostro piccolo prenderà il primo latte, quello prodotto all’inizio della poppata; se invece ha fame, prenderà il latte terminale, quello di fine poppata, che è molto più ricco di grassi.

I benefici del latte materno

Il latte materno apporta numerosi benefici:

Alla mamma

  • Aiuta l’utero a tornare alle dimensioni che aveva prima della gravidanza
  • Aiuta la perdita di peso
  • Protegge dal tumore al seno e alle ovaie
  • Protegge dall’endometriosi

Al bambino

  • Protegge dalle otiti
  • Protegge dalle infezioni delle alte vie respiratorie
  • Protegge dall’asma
  • Protegge dall’obesità
  • Protegge dal diabete
  • Protegge dalla SIDS (sindrome della morte improvvisa in culla)

Per quanto tempo bisogna allattare?

L’OMS e l’UNICEF raccomandano l’allattamento esclusivo al seno fino ai sei mesi di vita; dopo il sesto mese, è consigliato proseguire con l’allattamento fino ai due anni di età e anche oltre, se la mamma e il bambino lo desiderano.

Avrei ancora tanto da dire su questo argomento… Ma per questioni di spazio, devo fermarmi qui. Vi do appuntamento al prossimo post, nel quale vi darò altre preziose informazioni sulla pratica dell’allattamento!

Per qualsiasi domanda, scrivimi a lina@pancecoccole.it


Gioia Albano, pittrice della maternità, si racconta: ecco come nascono le mie opere

 

Dal blocco alla ripresa nel 2007, passando per l’allattamento e la crescita dei suoi tre figli

Care mamme! Nel post di oggi, ho deciso di parlarvi di una donna, mamma e lavoratrice come tante di voi, che mi ha gentilmente concesso una piccola intervista.

Il suo nome è Gioia Albano, è italiana ma vive da alcuni anni nel Sud della Francia con la sua famiglia. Gioia è un’artista, anche se per un po’ ha abbandonato questa attività per mancanza di fiducia in sé stessa. È stato solo dopo la nascita della prima figlia che ha ripreso a dipingere. Le opere partorite in seguito a questo evento, sono dedicate principalmente alla maternità, alla nascita e alla genitorialità ad alto contatto. Qui di seguito, le domande che hanno suscitato la mia curiosità sulla vita e il lavoro di questa bravissima artista! Se volete sapere di più su di lei e sul suo lavoro, visita il suo sito e iscriviti (se vuoi) alla sua newsletter.

La protagonista dei tuoi quadri è sempre la donna: perché?

Non c'è veramente una risposta definitiva a questa domanda. Diciamo che il soggetto si impone e si è sempre imposto da solo, richiamando attenzione qualora  provassi ad allontanarmi. Col passare degli anni e affrontandone le diverse sfaccettature, che per me si sono rivelate infinite,  mi accorgo che spesso quello che mi tocca nel profondo emerge sviluppando questo soggetto, che può sembrare unico ed esauribile al primo sguardo. Ritrovo quindi la celebrazione della bellezza estetica con tutta la sua varietà e spiritualità, l'importanza di trovare e percorrere il nostro cammino in questo mondo, la magnificenza della maternità e della genitorialità di cui per un certo tempo si arriva a toccare l'infinito, e molto altro

Mi puoi raccontare la tua esperienza di madre/artista? Riesci a coniugare questi due aspetti della sua vita?

Ho sempre disegnato da che io mi ricordi e ho sempre detto che volevo fare la pittrice. Poi sono cresciuta... E come racconto spesso, nonostante la scuola d'arte e a causa di varie vicissitudini, mi sono voluta allontanare dalla mia strada fondamentalmente per una grande mancanza di fiducia, senza peraltro riuscire veramente a ignorarla. Ho fatto insomma un lungo giro e solo quando sono diventata mamma della mia prima figlia, in qualche modo quello che avevo cercato di tarpare in me si è risvegliato con prepotenza, mandandomi un messaggio chiaro : «Ora o mai più», me lo ricordo proprio così. Forse la potenza creatrice che risiede in ogni donna, che si rivela più chiaramente in certi frangenti della vita. Comunque ho ripreso i pennelli e non mi sono più fermata, era il 2007 e mia figlia aveva meno di un anno. Da lì ho ricostruito poco a poco me stessa e la mia fiducia, malgrado tutto, e continuo tutt'ora perché, parlando di cammino di vita, non si finisce mai di percorrerlo.
Riguardo al conciliare ci sarebbe molto da dire, perché col tempo si sono aggiunti altri due pargoli e ci son stati molti alti e bassi. Per alcuni anni lavoravo praticamente solo di sera e di notte, adesso è meno possibile (l'età avanza!) e cerco man mano di organizzarmi perché la mia diventi un'attività a tempo pieno e che mi faccia vivere.

L’allattamento al seno e il babywearing sono tra i temi principali dei tuoi quadri. Molte donne trovano queste due pratiche difficili e stressanti. Puoi raccontarmi la tua esperienza in merito?

Penso che in entrambi i casi un vero aiuto e sostegno sia importante, vedi fondamentale, e sappiamo che molto spesso a causa di cattiva informazione, pregiudizi ecc., non è così. La propria motivazione e la fiducia giocano moltissimo comunque, nel riuscire ad ascoltarsi e trovare anche un buon aiuto, che qualche volta non si presenta immediatamente. È stata la mia esperienza con l'allattamento, ho avuto la fortuna in un momento cruciale (scatto di crescita della prima figlia intorno ai tre mesi, un po' critico) di trovare consiglio a distanza con una consulente de La Leche League. Alle volte basta una frase.
Con il babywearing ho fatto di più da sola, scoprendo man mano; era qualcosa che mi aveva sempre attirato tantissimo, probabilmente anche perché apprezzo il lato pratico di poter andare ovunque. I primi anni, per esempio, mi è capitato spesso di muovermi da sola per aerei, treni e mezzi pubblici, e senza marsupio, fascia e/o sling sarebbe stato impossibile. Comunque, fondamentale é stata una consulente che mi ha mostrato come portare sulla schiena utilizzando anche la giacca adattata ai marsupi (era inverno), nonostante fossi già al secondo figlio; avevo problemi alla schiena e facevo fatica a portare 9 kg davanti.
Dopo quella consulenza non ci ha fermati più nessuno!

Vorrei mi raccontassi un po’ delle tue opere: come nascono? 

Seguo il mio istinto, per quanto riguarda la tecnica. In generale un'immagine prende forma e non riesco più a togliermela dalla testa, deve uscire.
L’ispirazione può veramente arrivare da qualsiasi cosa, una foto, una foglia, un colore, la voglia di raccontare un momento o una storia.
Spesso il modo in cui l'idea mi appare, la resa nel mio immaginario, è  abbastanza nitida da indicarmi una tecnica o un'altra.
Qualche volta, più raramente, la scelta della tecnica dipende anche dalla questione tempo, noi artisti siamo dei giocolieri, infatti, che per funzionare devono far andare più cose insieme. Poi ci sono i quadri personalizzati fatti su ordinazione; in quel caso l'idea me la da chi mi contatta. Però quell'idea o suggestione deve fare contatto in me, altrimenti non funzionerà.

Nelle sue opere c'è spazio solo per mamma e bambino, o entrambi i genitori con il neonato, perché questa essenzialità?

È sempre venuta naturale, anche se proprio recentemente credo di essere arrivata ad un punto di svolta dove appunto degli elementi si stanno aggiungendo negli sfondi. Vedremo come questa strada si svilupperà. In particolare, per i visi non sono ancora riuscita a uscire da quell'essenzialità forse perché tutta l'espressione che cerco di infondere, per me emerge già in modo incisivo anche se in maniera non così plateale. Uso l'espressione «non riesco» perché qualche volta, per giocare, ho aggiunto per esempio la bocca in qualche bozzetto, ma il risultato alla fine non era coerente. Si vede che non è ancora il momento di cambiare questo aspetto del mio stile, se mai quel momento si presenterà. L'altra cosa divertente è che in tutti gli anni dove ero inattiva mi capitava quotidianamente di scarabocchiare a destra e sinistra, come tanti fanno, e la cosa che disegnavo in maniera ossessiva erano nasi, bocche, occhi e visi con tutti i particolari del caso, insomma l'opposto di quello che emerge nelle mie immagini da quando ho ripreso a dipingere.