Che cos'è il NIPT?

Ciao mamme, ben trovate! È un po’ di tempo che non scrivo qui, causa impegni lavorativi, ma oggi ho deciso di parlare di un argomento molto importante, sul quale tante donne non hanno le idee chiare: il NIPT, più semplicemente detto Test sul DNA.

Che cos’è il NIPT?

Prima di entrare nello specifico del NIPT, è importante sapere questo: a partire dal primo trimestre di gravidanza, nel sangue della madre si trova del DNA libero di origine fetale.

Attraverso il NIPT, si va ad isolare ed analizzare proprio questo DNA libero di origine fetale. Si tratta, quindi, di un test genetico a tutti gli effetti, grazie al quale è possibile studiare i cromosomi del feto e ricercare, appunto, eventuali anomalie degli stessi.

Le anomalie che vengono ricercate riguardano le principali trisomie [T21 (Sindrome di Down), T18 (Sindrome di Edwards) e T13 (Sindrome di Patau)] e le anomalie dei cromosomi sessuali.

Non si tratta di un test diagnostico, ma di screening: questo significa che, attraverso programmi di calcolo dedicati, permette di stabilire la probabilità (non la certezza) che il feto sia affetto da una delle principali trisomie autosomiche o da un’aneuploidia dei cromosomi sessuali.

Qualora il NIPT dovesse risultare positivo, si deve effettuare un test invasivo chiamato amniocentesi, che è un test diagnostico e darà la certezza della presenza o meno dell’anomalia.

Il NIPT si può effettuare anche in caso di gravidanza gemellare?

Sì, può essere effettuato anche su gravidanze bigemine. In questo caso, però, è da tenere presente che un risultato positivo esprime una probabilità distribuita tra i due feti (in pratica, un test positivo dice che c’è un’anomalia, ma non dice quale dei due feti ne è affetto). Anche in questo caso, per avere la conferma, si deve effettuare l’amniocentesi.

Come e quando si effettua il NIPT?

Il NIPT si effettua tra la decima e la dodicesima settimana di gravidanza, meglio se nel corso della dodicesima quando la frazione fetale del DNA è più abbondante (circa il 10%).

Le linee guida prevedono che, dopo la XI settimana, si effettui prima un accurato controllo ecografico, e poi ci si sottoponga al prelievo.

Perché fare il NIPT?

  • È uno screening non invasivo con maggiore sensibilità (99,2% per T21, 96,3% per T18 e 91% per T13) rispetto al bi-test e tri-test;
  • Riduce il ricorso a test invasivi (riducendo il numero di aborti collegati alle tecniche);
  • È di facile esecuzione.

Quanto costa il NIPT?

Trattandosi di un test genetico, ha un costo elevato, in media di 500 euro, che può salire se si decide di effettuare uno screening più esteso.

 

Per maggiori informazioni, potete cliccare su questo link https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2381_allegato.pdf


Alimentazione e allattamento

“Mi hanno detto che non posso mangiare le cipolle, l’aglio e i broccoli se sto allattando”.

Ho sentito spesso frasi del genere da parte delle neomamme, soprattutto da chi è alla prima esperienza genitoriale. La paura di poter sbagliare è sempre tanta, perciò si va alla ricerca di consigli da parte di chi ne sa già qualcosa (mamme, nonne, amiche). Non sempre però, questi consigli sono corretti, perché magari legati a vecchie dicerie o credenze.

Per questo motivo, ho deciso di fare un po’ di chiarezza. In un precedente post, ho parlato dei benefici dell’allattamento al seno, oggi vi parlerò di alimentazione della donna che allatta.

Cosa può mangiare una mamma che allatta?

La risposta è semplice: tutto!

Non ci sono alimenti in particolare da evitare, tranne che ovviamente cibi a cui si è intolleranti. Quindi anche alla cipolla, all’aglio, ai broccoli, ai cavoli… tutto quello che piace. Una dieta varia assicurerà alla mamma il giusto apporto di nutrienti e abituerà il bambino ai vari sapori che poi (ri)scoprirà con lo svezzamento.

Una mamma che allatta deve mangiare per due?

No! Una donna in allattamento deve assumere circa 500-700 calorie in più rispetto ad una donna che non allatta, una quota che può essere fornita semplicemente da una porzione di cibo in più.

Bisogna bere più di 2 litri di acqua per produrre latte?

No, non è necessario bere più del normale. Bisogna assumere la giusta quantità di acqua, quella che serve a soddisfare i normali bisogni dell’organismo.

Caffè, tè e vino vanno eliminati?

No, non è necessario eliminarli. Basta avere l’accortezza di bere dopo aver allattato il piccolo, così si ha tutto il tempo per smaltire fino alla poppata successiva. Riguardo le quantità, un bicchiere di vino ai pasti è concesso, mentre per il tè e il caffè consiglio massimo 3 tazze al giorno.


La gravidanza ai tempi del Covid-19: un arcobaleno di emozioni

La gravidanza ai tempi del Covid-19: un arcobaleno di emozioni

Siamo in quarantena (di nuovo). Le nostre giornate sono cambiate, abbiamo abitudini diverse, lavori reinventati e qualcosa che, forse, prima non avevamo: il tempo. In questo periodo così particolare, penso alle donne in gravidanza, che normalmente vivono già di emozioni contrastanti: felicità, ansia, curiosità, stress, ipersensibilità, paura. Con questo articolo, ho deciso di “venire in aiuto” di queste donne, intervistando la Dott.ssa Vincenza Rauccio, psicologa e psicoterapeuta, che ci darà utili consigli su come riconoscere e gestire le emozioni in gravidanza.

Dott.ssa Rauccio, ci può consigliare un metodo per affrontare serenamente la gravidanza al tempo del Covid?

Da psicologa, da donna, da madre di due figli posso dire con certezza che non c’è la soluzione perfetta per vivere al meglio questa attesa, soprattutto, per chi vive l’attesa nell’attesa con tutto il suo correlato emozionale amplificato.

Sicuramente c’è un aspetto di rilievo: quello che eravamo prima della quarantena e del Covid-19, avrà una grande influenza sul come fronteggeremo la gravidanza e la maternità.

Indubbiamente, sarà importante riflettere su chi eravamo prima della quarantena, che donne siamo, quanto siamo in grado di combattere per ciò che vogliamo, quanto crediamo nei nostri progetti e, soprattutto, nelle nostre risorse. Sui Rapporti personali, intesi come relazione di coppia, familiare, genitoriale (se non si è primipare).

Si sa che nelle strettoie, rispetto al vissuto interno ed esterno a cui si è esposti, si diventa tendenzialmente più sensibili, le pareti di casa per alcuni, ad esempio, possono sembrare più alte, per altri più rassicuranti, i toni più morbidi o più spigolosi. Concretamente non succedono miracoli in quarantena, non credo che si possa migliorare o peggiorare totalmente; il nucleo, l’identità individuale restano integri, ma ciò che può cambiare o possiamo scegliere di modificare sono le modalità comunicative, l’intensità espressiva, i toni emozionali o di voce, gli accenti e le punteggiature e, soprattutto, l’atteggiamento nel fronteggiare gli eventi e le chiavi di lettura di questi ultimi.

Tendenzialmente chi è ansioso lo sarà sempre ma potrebbe adottare dei cambiamenti o imparare a chiedere aiuto; chi è dinamico potrebbe stancarsi del continuo fare e trovare, durante i giorni della quarantena, la necessità di un po’ di riposo e spazio per riflettere, riscattando il tempo del non-fare sul fare. Questo ovviamente vale per tutti, sicuramente nello stato di attesa queste dinamiche sono più amplificate, come le gioie e le paure; ma la soluzione resta la calma e l’istinto materno di protezione. Non possiamo e non dobbiamo sicuramente focalizzarci sulla condizione di mancanza: il coronavirus nessuno lo vuole e non bisogna quindi sentirsi più sfortunate di chi ha partorito senza il Covid-19!

Non porsi nella condizione del lamentarsi di continuo, perché si sa che ciò potrebbe portare a forti stati di agitazione, stress, ansia, preoccupazioni, malumore, con una conseguente produzione eccessiva di cortisolo, conosciuto come il principale mediatore del trasferimento dello stress materno al feto, soprattutto nell’ultimo periodo di gravidanza.

Qualche suggerimento per affrontare questa situazione?

È fondamentale mantenere basso il livello di stress. Una soluzione potrebbe essere la Mindfulness, una pratica che ruota attorno a due concetti fondamentali: quello di consapevolezza e quello di concentrazione. Si tratta di una pratica meditativa che pone l’individuo nella posizione di osservare il presente, l’unico momento che abbiamo, astenendosi da ogni giudizio ed esercitando la nostra consapevolezza rispetto al funzionamento della nostra mente (Kabat-Zinn, 1994).

In altre parole, è la capacità di restare sul qui ed ora, sul presente senza far scivolare la mente sui pensieri negativi: che cosa accadrà? Se contraggo il coronavirus? In ospedale sarò esposta a rischi? Ce la faremo a vivere con un solo lavoro e con pochi soldi? Comprendo le preoccupazioni, anzi sento di dire con assoluta certezza che nascono prima le preoccupazioni (inteso come accudimento) e poi i figli, ma questo a prescindere dal Covid-19.

L’attesa del proprio bimbo o bimba è uno stato di grazia, un dono irreversibile, uno stato di riempimento assoluto su tutti i fronti; è crescita emozionale, individuale, relazionale, di coppia ma è anche responsabilità, non ci si può permettere di vedere il bicchiere mezzo vuoto, dobbiamo essere fin da subito un esempio di coraggio.

Mi sento comunque di dare piccoli suggerimenti alle future mamme:

  • Non esporsi alle continue informazioni inerenti il covid-19, decidere di leggere solo informazioni ufficiali su siti autorizzati, non cadere nella tentazione di cercare storie di morte, di disagi, di sofferenza;
  • Non sovraesporsi a immagini e video continuativi, che servono solo ad alimentare la propria tristezza e il senso di angoscia, ciò, come abbiamo già detto, non aiuta e non agevola o ripristina uno stato di benessere in sé e, soprattutto, nel neonato;
  • Evitare di guardare notiziari o speciali sul tema Covid-19 prima di addormentarsi, per non rischiare di scivolare nel sonno con emozioni negative e con senso di allerta. È importante risposare bene, quindi programmare la visione di un bel film, oppure la lettura di un libro, una bella tisana calda o un puzzle, un gioco di società con il proprio compagno o con le persone che condividono il nostro spazio familiare;
  • Cercare di non sconvolgere i ritmi quotidiani: svegliarsi ed addormentarsi sempre alla stessa ora, poi ci penserà il bambino o bambina, probabilmente, a scombussolare il tempo; riposarsi e pensare a un giorno alla volta, le preoccupazioni non salveranno né sé stesse né il mondo;
  • Utilizzare questo periodo di “io resto a casa” come un’occasione per coccolarsi, per prendersi del tempo per il proprio benessere, per ricevere attenzioni da chi si ha accanto. Cantare ninne nanne al proprio bimbo o bimba (seppur ancora in grembo), scegliere delle musiche adatte a tutte due, leggere storie, scegliere gli odori che più rilassano, fare un bagno caldo: tutto questo sarà fondamentale per creare lo spazio mentale di accoglienza del bimbo dentro sé stesse e, soprattutto, nella coppia; dall’altro canto si andrebbe a rafforzare il sistema immunitario prendendosi cura del proprio animo e del proprio corpo;
  • Curare l’alimentazione al meglio e fare degli esercizi fisici che aiutino a mantenersi in forma e a scaricare le tensioni. Ci sono tanti video su youtube che ci vengono in aiuto, dedicati alla ginnastica dolce, agli esercizi di respirazione, di rilassamento. Bisogna provare e mettersi in gioco… anzi, giocare, incuriosirsi ogni giorno di qualcosa!

E se arriva la paura?

Se la paura ogni tanto assale, è importante riconoscerla, non negarla!

Fare finta con sé stessi non è mai una buona soluzione, con il tempo potrebbe tornare più forte e, probabilmente, sotto forma di sintomatologie psicosomatiche.

Imparare a condividere con il proprio compagno, senza vergognarsi delle proprie preoccupazioni, che pulsano dentro la testa e nello stomaco, parlarne, perché seppur banali, tenendole dentro, potrebbero diventare macigni, poi credenze, fino a diventare certezze, chiavi di lettura sbagliate, che potrebbero spingere a prendere decisioni sbagliate. Se ci risulta difficile parlare delle paure, bisogna provare a comunicarle nel modo in cui ci riesce meglio, ad esempio attraverso un disegno, un dipinto, la musica ascoltata o suonata, scrivendo, ognuno può usare la modalità che risulta più facile.

È normale avere paura, è fisiologico, è un sistema di sopravvivenza! Condividere e confrontarsi con le persone che ci amano e che noi amiamo, fare videochiamate ad un’amica, alla mamma, sorella, alle persone con cui si è connesse intimamente.

È necessario piangere, scaricare le tensioni, per poi focalizzarsi sul bello, sulle attività che ci fanno stare bene, alle volte basta un piccolo sforzo inziale per sintonizzarsi sulle emozioni positive.

Affidarsi a professionisti competenti, instaurare con il proprio dottore o ostetrica un buon rapporto di fiducia, fidarsi e affidarsi, seguire le loro indicazioni, non cercare di saperne sempre di più, facendo ricerche su internet, si rischierebbe di andare in paranoia e in un vortice di pensieri negativi. Il covid-19 non sparisce se ci si angoscia, ma esiste solo di più nella propria vita, limitandosi nel vivere al massimo la propria gravidanza.

Quindi facciamo spazio al bello e lui, il covid-19, resterà fuori alla porta di casa, dentro di noi lasciamo solo partorire la gioia di un figlio, momenti irripetibili di amore infinito.

Dottoressa Rauccio Vincenza,

Psicologa clinica e dello sviluppo, Psicoterapeuta sistemica relazionale

 


COVID-19 e Gravidanza: 5 cose da sapere

Sei in gravidanza e hai domande sull'infezione da Coronavirus? Leggi questo articolo!

1) Sono in gravidanza: sono più a rischio di ammalarmi rispetto agli altri?

No, non sei più a rischio. Sei a rischio esattamente come una donna che non è in gravidanza.

2) Se mi ammalo durante la gravidanza, cosa fare?

Se hai sintomi come febbre, tosse, difficoltà a respirare, devi restare a casa e chiamare il tuo medico curante e, se è il caso, il 112/118, facendo presente la tua condizione. Si attiverà così tutto il protocollo per COVID-19, che accerterà se hai effettivamente contratto il coronavirus o il virus dell’influenza.

3) Il coronavirus si trasmette al feto?

No. Dagli studi effettuati fino ad ora, non ci sono evidenze che il virus venga trasmesso al feto durante la gravidanza o il parto.

4) Se sono positiva al tampone, posso allattare?

Sì, se le tue condizioni lo permettono. E’ stato dimostrato che nel latte materno non è presente il SARS-CoV-2, quindi non c’è nessuna controindicazione all’allattamento.

Anzi, è ancora più importante farlo adesso, in quanto nel latte materno si trovano anticorpi che aiutano il tuo piccolo a combattere le infezioni.

Prima di allattare, però, segui queste norme:

  1. Lava le mani prima di allattare
  2. Indossa la mascherina
  3. Lava di nuovo le mani dopo aver allattato

5) I neonati e i bambini possono contrarre il virus?

Sì, anche i neonati e i bambini possono ammalarsi di COVID-19, ma in genere presentano una sintomatologia molto lieve.

 

Fonti

https://www.ecdc.europa.eu/en/novel-coronavirus-china

http://www.nationalperinatal.org/COVID-19?fbclid=IwAR3lbeCMWDr5u4207x-pmdn4FVgEc6VCi-iCHd6gsFWlTwTkJ_rEkeissW8

https://www.sin-neonatologia.it/indicazioni-sin/

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-gravidanza-parto-allattamento-19-3-20